Madama Butterfly

Opera lirica di Giacomo Puccini

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Madama Butterfly è un'opera in tre atti (sebbene in origine fossero due) di Giacomo Puccini, su libretto di Giuseppe Giacosa e Luigi Illica, definita nello spartito e nel libretto "tragedia giapponese" e dedicata alla regina d'Italia Elena di Montenegro.

Madama Butterfly
Litografia di Adolfo Hohenstein (1904)
Lingua originaleitaliano
MusicaGiacomo Puccini
(spartito online)
LibrettoLuigi Illica e Giuseppe Giacosa (libretto online)
Fonti letterarietragedia Madame Butterfly di David Belasco, tratta dal racconto Madame Butterfly di John Luther Long
Attitre (in origine due)
Epoca di composizioneestate 1901 - 27 dicembre 1903
Pubblicazione
  • Milano: G. Ricordi, 1907
  • Ristampa: Milano: G. Ricordi, 1920. Tavola P.R. 112
Dedicaalla regina d'Italia Elena di Montenegro
Prima rappr.17 febbraio 1904
TeatroTeatro alla Scala di Milano
Versioni successive
Personaggi
  • Madama Butterfly / Cio Cio-san (soprano)
  • B. F. Pinkerton, tenente della marina degli Stati Uniti (tenore)
  • Suzuki, servente di Cio Cio-san (mezzosoprano)
  • Sharpless, console degli Stati Uniti a Nagasaki (baritono)
  • Goro, nakodo (tenore)
  • Lo zio Bonzo (basso)
  • Il Principe Yamadori (tenore)
  • Kate Pinkerton (mezzosoprano)
  • Lo zio Yakusidé (baritono)
  • Il commissario imperiale (basso)
  • L'ufficiale del registro (basso)
  • La zia (soprano)
  • La cugina (soprano)
  • La madre (mezzosoprano)
  • Dolore (bambino, mimo)
  • Parenti, amiche e amici di Cio-Cio-San, servi
AutografoArchivio Ricordi, Milano

La prima rappresentazione ebbe luogo al Teatro alla Scala di Milano, il 17 febbraio 1904, della stagione di Carnevale e Quaresima.

Genesi dell'operamodifica

Puccini scelse il soggetto della sua sesta opera dopo aver assistito al Duke of York Theatre di Londra, nel giugno 1900, alla tragedia in un atto Madame Butterfly di David Belasco, a sua volta tratta da un racconto dell'americano John Luther Long dal titolo Madame Butterfly, apparso nel 1898.[1]

Iniziata nel 1901, la composizione procedette con numerose interruzioni: l'orchestrazione venne avviata nel novembre del 1902 e portata a termine nel settembre dell'anno seguente e soltanto il 27 Dicembre 1903 l'opera poté dirsi completa in ogni sua parte.[2]

Per la realizzazione del dramma, Puccini si documentò senza sosta e minuziosamente sui vari elementi orientali che aveva ritenuto necessario inserirvi. Lo aiutarono particolarmente una nota attrice giapponese, Sada Yacco, e la moglie dell'ambasciatore nipponico con la quale parlò in Italia facendosi descrivere usi e costumi del popolo orientale. Da ricordare che pure Gaetano Pini-Corsi ricoprì un ruolo fondamentale in quanto diede vita a personaggi importanti per l'opera quali Goro. I costumi al debutto alla Scala di Milano furono disegnati da Giuseppe Palanti[3].

Il debutto ambrosianomodifica

Rosina Storchio come Cio-Cio-San nel debutto dell'opera

La sera del 17 febbraio 1904, nonostante l'attesa e la grande fiducia dei suoi artefici in Rosina Storchio, all'apice della sua carriera[4], Giovanni Zenatello e Giuseppe De Luca oltre che nella direzione di Cleofonte Campanini, grande talento che aveva preparato l'opera con molta cura[5], la Madama Butterfly cadde clamorosamente al Teatro alla Scala di Milano.

Il tragico clima di questo storico fiasco è efficacemente descritto da una delle sorelle di Puccini, Ramelde, in una lettera al marito:

«Alle due siamo andati a letto e non posso chiudere occhio; e dire che tutti eravamo tanto sicuri! Giacomo, poverino, non l'abbiamo mai veduto perché non si poteva andare sul palcoscenico. Siamo arrivati in fondo non so come. Il secondo atto non l'ho sentito affatto e, prima che l'opera finisse, siamo scappati dal teatro.»

Considerato che la versione di Milano era poco differente rispetto a quella che sarebbe stata presentata poco dopo a Brescia[6], accolta trionfalmente e poi passata in repertorio, è difficile dar ragione del fiasco milanese. Molti studiosi, tra cui il direttore d'orchestra Pinchas Steinberg, oltre che Giulio Ricordi e Puccini stesso, ritengono che attorno all'autore e all'opera fosse stato costruito ad arte un clima d'ostilità[7][8][9][10], poi sconfitto dal palese valore dell'opera. L'ipotesi del complotto è confermata anche dalle sensazioni di Puccini, che scrivendo all'amico Camillo Bondi riferì d'una ubriacatura d'odio nell'ambito della quale si dovette tenere la prima scaligera:

«con animo triste ma forte ti dico che fu un vero linciaggio. Non ascoltarono una nota quei cannibali. Che orrenda orgia di forsennati, briachi d'odio. Ma la mia Butterfly rimane qual è: l'opera più sentita e suggestiva ch'io abbia mai concepito. E avrò la rivincita, vedrai, se la darò in un ambiente meno vasto e meno saturo d'odi e di passioni»

così come dalla cronaca di Giulio Ricordi, stilata poche settimane dopo:

«Grugniti, boati, muggiti, risa, barriti, sghignazzate, i soliti gridi solitari di bis fatti apposta per eccitare ancor di più gli spettatori, ecco, sinteticamente, qual è l'accoglienza che il pubblico della Scala fa al nuovo lavoro del maestro Giacomo Puccini. Dopo questo pandemonio, durante il quale pressoché nulla fu potuto udire, il pubblico lascia il teatro contento come una pasqua![11]»

Versioni successivemodifica

Madama Butterfly in un'illustrazione di Leopoldo Metlicovitz

Il fiasco spinse autore e editore a ritirare immediatamente lo spartito, per sottoporre l'opera ad un'accurata revisione che, attraverso l'eliminazione di alcuni dettagli e la modifica di alcune scene e situazioni, la rese più agile e proporzionata. Puccini inserì anche una nuova aria per Pinkerton, «Addio, fiorito asil». Una delle più importanti modifiche è tuttavia puramente musicale e riguarda la linea vocale dell'aria del suicidio di Butterfly.[12]

Nella nuova veste, Madama Butterfly, interpretata da Solomija Krušel'nyc'ka e Zenatello diretta da Campanini, venne accolta entusiasticamente al Teatro Grande di Brescia appena tre mesi dopo, il 28 maggio, e da quel giorno iniziò la sua seconda, fortunata esistenza.

Al Teatro Regio di Torino, avviene la prima rappresentazione nella terza versione, il 2 gennaio 1906 con la Krušel'nyc'ka diretta da Arturo Toscanini. Nello stesso mese, per il San Carlo di Napoli, Puccini volle invece Maria Farneti, che chiamò anche nel 1908 al teatro Costanzi di Roma.

La partitura e gli effetti scenici vengono ulteriormente ritoccati da Puccini fino al 1907, prima per la rappresentazione dell'opera al Royal Opera House, Covent Garden di Londra il 10 luglio 1905, poi per quella del 1906 al Théâtre National de l'Opéra-Comique di Parigi.

Al Metropolitan Opera House di New York la première è stata l'11 febbraio 1907 con Geraldine Farrar, Enrico Caruso, Louise Homer ed Antonio Scotti con la supervisione del compositore. Al Metropolitan fino al 2016 ha avuto 868 recite risultando la settima opera maggiormente eseguita.

Nel 1920 Puccini tornò nuovamente sulla partitura, ripristinando nel primo atto un assolo di Yakusidé, lo zio ubriacone della protagonista. È possibile che il cambiamento fosse anche mirato a combattere la prassi di tagliare un breve episodio in concertato, che nella versione del 1907 era rimasto l'unico brano a cui prendeva parte lo zio Yakusidé. Tagliandolo, i teatri evitavano di scritturare un cantante.

L'editore Ricordi non pubblicò mai la nuova versione, col risultato che oggi l'arietta non viene eseguita e, soprattutto, il concertato continua ad essere quasi sempre tagliato.

Tramamodifica

Atto Imodifica

Siamo all'inizio del XX secolo a Nagasaki. Benjamin Franklin Pinkerton (tenore), giovane ufficiale della marina degli Stati Uniti, sbarcato in Giappone si unisce in matrimonio con una ragazza quindicenne di nome Cio Cio-san (in giapponese 蝶蝶さん, Chōchō-san), che significa Madama (San) Farfalla (?, Chō), in inglese Madama Butterfly (soprano), nome col quale viene chiamata dopo le nozze per sancire la fedeltà al marito. Le nozze sono fortemente volute da entrambi gli sposi: Cio Cio-san, caduta in disgrazia dopo il seppuku del padre, è stata infatti costretta a diventare una geisha e spera di riabilitarsi mediante il matrimonio; Pinkerton, dal canto suo, la sposa per puro spirito di avventura, consapevole di avere secondo le usanze locali il diritto di abbandonare la moglie anche dopo un solo mese.Durante la cerimonia irrompe lo zio bonzo di Cio Cio-san, che disereda la ragazza poiché, per sposare Pinkerton, ella ha rinunciato al suo legittimo nome e al buddhismo per abbracciare il cristianesimo. Abbandonata per sempre la sua famiglia, Cio Cio-san si lega ardentemente al marito appena sposato col quale si prepara a consumare.

Atto IImodifica

Sono passati tre anni da quando Pinkerton è ritornato in patria abbandonando la giovanissima sposa, che vive nella casa lasciatale dal marito assieme alla fedele serva Suzuki. La dimora sta andando in malora e la somma di denaro lasciata da Pinkerton è vicina a esaurirsi; Suzuki ha ormai realizzato che l'uomo non tornerà, ma Cio Cio-san, forte di un amore ardente e tenace, pur struggendosi nella lunga attesa continua a ripetere a tutti la sua incrollabile fiducia nel ritorno dell'amato.Un giorno riceve la visita del console Sharpless (baritono), venuto a sincerarsi delle condizioni della donna; vedendo quanto lei si illuda, le suggerisce di accettare la corte del principe Yamadori, che vorrebbe sposarla ma che lei rifiuta ostinatamente poiché si considera ancora legata a Pinkerton. Cio Cio-san reagisce mostrandogli il figlio che ha avuto con Pinkerton prima che partisse, e che ha nascosto a tutti, compreso il marito: se questi non tornerà, poiché è stata allontanata dalla famiglia di provenienza, a lei non resterà che ridiventare geisha per mantenere il figlio, sorte a cui ella preferisce la morte.Successivamente Cio Cio-san scruta l'orizzonte e vede apparire la nave su cui era imbarcato il suo amato: convinta che sia tornato per lei, la donna esulta e insieme a Suzuki addobba la casa per accoglierlo degnamente; le due donne e il bambino restano in attesa per tutta la notte, ma nessuno si presenta.

Atto IIImodifica

Cio Cio-san, dopo la notte insonne passata ad aspettare Pinkerton, è ormai disillusa e si rassegna al suo fato. Mentre riposa, il suo amato si presenta presso la loro casa, accompagnato da Sharpless e dalla giovane Kate, da lui sposata regolarmente negli Stati Uniti. L'uomo rivela a Suzuki che è venuto a prendersi il bambino per portarlo con sé in patria ed educarlo secondo gli usi occidentali. Ma, quando Pinkerton vede come Butterfly ha decorato la casa per il suo ritorno, si rende conto di aver commesso un grosso errore. Ammette di essere un codardo e di non poterla affrontare, lasciando Suzuki, Sharpless e Kate a dare la notizia alla donna. Questa accetta di rinunciare a suo figlio purché Pinkerton venga di persona a vederla. La sua grande illusione, la felicità sognata accanto all'uomo amato, è svanita del tutto. Decide quindi di scomparire dalla scena del mondo, in silenzio, senza clamore; dopo aver affidato il figlio alle cure di Pinkerton e Kate, lo pone su una stuoia e gli fa voltare il viso verso sinistra, gli mette tra le mani una piccola bandiera americana e una bambolina mentre con delicatezza lo benda. Nella struggente e drammatica scena finale, Cio Cio-san prega le statue dei suoi dei ancestrali, dice addio al figlio, chiude la porta e si posiziona dietro un paravento. Butterfly si colpisce (secondo l'usanza giapponese denominata jigai) con un tantō ereditato dal padre, al quale era stato dato dal Mikado perché si suicidasse, che presentava le parole "con onor muore chi non può serbar vita con onore" incise sulla lama; si trascina verso il figlio e gli cade vicino. Si sente da lontano la voce di Pinkerton che grida "Butterfly! Butterfly!", quindi egli entra, insieme a Sharpless, nella stanza di Butterfly per chiederle scusa, ma è troppo tardi e la trova ormai morta, mentre il bambino, bendato, gioca con una bambola e la bandierina, ignaro di tutto.

Organico orchestralemodifica

La partitura di Puccini prevede l'uso di:

Da suonare sul palco:

Da notare che la campanella sul palco viene suonata da Suzuki durante la preghiera "E Izagi ed Izanami", all'inizio del secondo atto.
La viola d'amore serve a sostenere discretamente l'intonazione del coro (che in quest'opera esclude le voci gravi maschili) durante il celebre "coro a bocca chiusa".
I fischi d'uccelli vengono eseguiti di solito su appositi strumenti simili a soffietti muniti di fischietti chiamati cucu.

Arie famosemodifica

  • Dovunque al mondo, aria di Pinkerton (atto primo)
  • Quanto cielo! Quanto mar!, entrata di Butterfly con coro femminile (atto primo)
  • Viene la sera … Bimba dagli occhi pieni di malìa … Vogliatemi bene, un ben piccolino, duetto tra Butterfly e Pinkerton (atto primo)
  • Un bel dì, vedremo (atto secondo)
  • Coro a bocca chiusa (atto secondo)
  • Addio fiorito asil (atto terzo)
  • Tu, tu piccolo Iddio! (atto terzo)

Incisioni in studiomodifica

AnnoCast (Cio Cio-san, Pinkerton, Suzuki, Sharpless)DirettoreEtichetta
1929Rosetta Pampanini, Alessandro Granda, Conchita Velasquez, Gino VanelliLorenzo MolajoliColumbia/Arkadia
1930Margaret Burke Sheridan, Lionel Cecil, Ida Mannarini, Vittorio WeinbergCarlo SabajnoLa voce del padrone/Romophone
1939Toti Dal Monte, Beniamino Gigli, Vittoria Palombini, Mario BasiolaOliviero De FabritiisLa voce del padrone/Arkadia/Naxos Records
1949Eleanor Steber, Richard Tucker, Jean Madeira, Giuseppe ValdengoMax RudolfSony Masterworks
1951Renata Tebaldi, Giuseppe Campora, Nell Rankin, Giovanni InghilleriAlberto EredeDecca Records
1954Victoria de los Ángeles, Giuseppe Di Stefano, Anna Maria Canali, Tito GobbiGianandrea GavazzeniHis Master's Voice/RCA Victor
1955Maria Callas, Nicolai Gedda, Lucia Danieli, Mario BorrielloHerbert von KarajanEMI Classics
1957Anna Moffo, Cesare Valletti, Rosalind Elias, Renato CesariErich LeinsdorfRCA Victor
1958Renata Tebaldi, Carlo Bergonzi, Fiorenza Cossotto, Enzo SordelloTullio SerafinDecca Records
1959Victoria de los Ángeles, Jussi Björling, Miriam Pirazzini, Mario SereniGabriele SantiniEMI Classics
1962Leontyne Price, Richard Tucker, Rosalind Elias, Philip MaeroErich LeinsdorfRCA Victor
1966Renata Scotto, Carlo Bergonzi, Anna Di Stasio, Rolando PaneraiJohn BarbirolliEMI Classics
1974Mirella Freni, Luciano Pavarotti, Christa Ludwig, Robert KernsHerbert von KarajanDecca Records
1976Montserrat Caballé, Bernabé Martí, Silvana Mazzieri, Franco BordoniArmando GattoDiscos Columbia S.A.
1977Renata Scotto, Plácido Domingo, Gillian Knight, Ingvar WixellLorin MaazelSony Masterworks
1987Mirella Freni, José Carreras, Teresa Berganza, Juan PonsGiuseppe SinopoliDeutsche Grammophon
2008Angela Gheorghiu, Jonas Kaufmann, Enkelejda Shkosa, Fabio CapitanucciAntonio PappanoEMI Classics

DVDmodifica

Notemodifica

  1. ^ Budden, 2005, pp. 243-244.
  2. ^ Budden, 2005, pp. 256.
  3. ^ Figurini[collegamento interrotto] e tavole di attrezzeria[collegamento interrotto].
  4. ^ Girardi M.: Il fiasco del 17 febbraio 1904: cronaca della serata nei giornali. Il web (puccini.it), 1998. http://www.puccini.it/assets/tiny/file/OPERE%20TEATRALI/GIRARDI,%20Le%20cronache%20della%20prima.pdf
  5. ^ A riprova della cura con cui la nuova prima assoluta fu preparata, va detto che nessuno ebbe a criticare, sui giornali, le voci, l'allestimento e il direttore. Girardi M.: Il fiasco del 17 febbraio 1904: cronaca della serata nei giornali. Il web (puccini.it), 1998. http://www.puccini.it/assets/tiny/file/OPERE%20TEATRALI/GIRARDI,%20Le%20cronache%20della%20prima.pdf
  6. ^ Steinberg P., in: Valanzuolo S.: Butterfly e Turandot: la doppia avventura di Pinchas Steinberg. Sistema Musica, nr 6, Torino, Febbraio 2014. D: (...) per questa complessità (...) Madama Butterfly, alla prima meneghina, fece fiasco? R: No, non credo. La versione di Milano era poco differente rispetto a quella di Brescia, poi passata in repertorio, che fu invece accolta trionfalmente.
  7. ^ Steinberg P., in: Valanzuolo S.: Butterfly e Turandot: la doppia avventura di Pinchas Steinberg. Sistema Musica, nr 6, Torino, Febbraio 2014. Devo immaginare che intorno a Puccini si fosse creato, in un primo momento, un clima d'ostilità costruito ad arte. Poi, fatalmente, prevalse il valore dell'opera.
  8. ^ Quando Puccini, d'accordo con l'editore Giulio Ricordi, decise di tornare alla Scala per la prima assoluta di Madama Butterfly, ai suoi numerosi nemici si offrì un'occasione irripetibile per una clamorosa rivincita. (...) Questi i partiti in causa, dunque, che vennero a confronto diretto il 17 febbraio 1904, giorno in cui la guerra fra fazioni raggiunse forse il suo livello più alto. (...) Anche se non provata, dunque, pare quanto meno assai probabile la presenza di una claque ostile in teatro, subordinata a interessi che non si possono conoscere con certezza, ma che si possono plausibilmente presumere. Gerardi M.: Il fiasco del 17 febbraio 1904: cronaca della serata nei giornali. Il web (puccini.it), 1998. http://www.puccini.it/assets/tiny/file/OPERE%20TEATRALI/GIRARDI,%20Le%20cronache%20della%20prima.pdf
  9. ^ Evidente che la contestazione era stata preparata a tavolino, come sempre capita quando accanto a interessi puramente artistici viaggiano interessi economici e finanziari. Stinchelli E.: Le perle esotiche di Madama Butterfly. Il web (liceodantealighieri.it), senza data. Copia archiviata (PDF), su liceodantealighieri.it. URL consultato il 25 febbraio 2014 (archiviato dall'url originale il 2 marzo 2014).
  10. ^ Molti biografi di Puccini ritengono che il fiasco sia stato in gran parte preordinato ed effettuato ad opera di una claque ben organizzata, pagata dai nemici e rivali del Maestro, per mandare a picco la rappresentazione con tutti i mezzi a loro disposizione. Severgnini S.: Invito all'ascolto di Puccini, Mursia, 1984.
  11. ^ Ricordi G., in: Musica e musicisti», LIX/3, 15 marzo 1904, p. 189
  12. ^ Budden, 2005, pp. 260-290.

Bibliografiamodifica

  • Madama Butterfly, fonti e documenti della genesi, a cura di Arthur Groos, Virgilio Bernardoni, Gabriella Biagi Ravenni, Dieter Schickling, Centro studi Giacomo Puccini, Maria Pacini Fazzi editore, Lucca 2005 - ISBN 88-7246-697-0
  • Madam Butterfly, John Luther Long, Avagliano Editore, Roma 2009 - ISBN 978-88-8309-280-0.
  • Julian Budden, Puccini, traduzione di Gabriella Biagi Ravenni, Roma, Carocci Editore, 2005, ISBN 88-430-3522-3.

Altri progettimodifica

Collegamenti esternimodifica

Controllo di autoritàVIAF (EN16146332828918730156 · LCCN (ENn81079046 · GND (DE300122268 · BNF (FRcb13917243v (data) · J9U (ENHE987007592871605171
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